La personalità de lu Cici 'conzalimbici era molto complessa . Era una sorta di enciclopedia viaggiante di vecchie canzoni e aneddoti popolari. Si esprimeva in un correttissimo dialetto calimerese , non grico però, che conosceva perfettamente, ma c'era una sorta di volontà ripudiativa di tutto ciò che riguardava il suo passato di grico. Aveva una bella voce drammatica e, durante il suo lavoro, seduto per terra in giro per le strade di Calimera, si esibiva in ardite cantate a metà strada tra le romanze di operetta e le languide canzoni romantiche del repertorio italiano anni '20 e '30, con puntate nella tradizione dei cantastorie siciliani.
Nessuno può dire quanto c'era di suo nei testi dei canti che, ovviamente, rivedeva e modulava a suo piacmento. Era in grado di raccontare per ore, senza fermarsi mai, sempre che trovasse qualcuno in grado di ascoltare senza interrompere.
Era la grazia per tutte le mamme del vicinato che parcheggiavano i bambini a frotte vicino al suo imprivvisato laboratorio di strada, e si mettevano ad ascoltarlo incantati.
Una sorta di teatro viaggiante. L'ultima volta ho ascoltato le sue storie in quella che era la casa di V.Domenico Palumbo in via Mayro. Ho registrato, ma non son sicuro di recuperare il dpocumento . Paolo Durelli , che ora vive a Roma , fece delle bellisime fotografie, molto professionali ( aveva una Nikon fantastica) credo nel 1974. Cercherò di trovare sia le foto sia il nastro.